· Si canta l’INNO DI APERTURA
· Si scopre l’emblema e si spengono le luci, tranne quella che illumina l’emblema e quella che serve per la lettura
· L’officiante legge ad alta voce il seguente servizio, iniziando con il saluto rosacrociano:
Care sorelle e cari fratelli, che le rose fioriscano sulla vostra croce!
(I presenti rispondono:) E sulla tua pure!
“Dio è Luce”. Tutte le volte che ci concentriamo su queste tre parole, ci immergiamo in una profondissima fonte spirituale e, sondando gli abissi divini, ci avviciniamo sempre più al Padre nostro che sta nei Cieli.
Per entrare in stretto contatto con questo tema, ora che
La nostra coscienza fu diretta per la prima volta verso
Non si potevano vedere le stelle dell’universo, né l’argentea luce della Luna poteva penetrare attraverso quella densa e brumosa atmosfera che circondava
Tuttavia questa luce aveva un particolare fascino. Gli antichi atlantidei furono istruiti dalle divine Gerarchie ad aspirare alla Luce spirituale che stava allora scemando; anelavano perciò ardentemente alla nuova luce, perché temevano l’oscurità che percepivano grazie al dono della mente.
Raffreddandosi e condensandosi, la nebbia rese inevitabile il diluvio. L’atmosfera si schiarì e il popolo eletto fu salvo. Coloro che avevano lavorato su se stessi e costruito gli organi necessari per respirare in un’atmosfera come quella odierna, sopravvissero e si unirono alla luce. Non si trattò di una scelta arbitraria: l’opera del passato consisteva nella costruzione del corpo. Quelli che possedevano solo le branchie, tuttora visibili nel feto durante il suo riepilogativo sviluppo prenatale, erano fisiologicamente inidonei ad entrare nella nuova era, come il feto non potrebbe ora nascere se trascurasse la costruzione dei polmoni: perirebbe come perirono quelle antiche genti quando, rarefattasi l’atmosfera, le branchie divennero inutili.
Dal giorno in cui abbandonammo l’antica Atlantide, i nostri corpi sono stati praticamente completati, però da allora coloro che desiderano seguire
Perciò fu dato agli antichi il Tabernacolo del deserto, e
Spinti da una fatale necessità, gli uomini furono costretti a offrire su questo altare, per ogni trasgressione, i loro possedimenti preferiti, apparendo Dio ai loro occhi come un severo Maestro, nella cui collera era pericoloso incorrere. Tuttavia la luce li attirava: seppero allora che era inutile sfuggire alla mano di Dio. Essi non avevano mai udito le parole di S. Giovanni: “Dio è Luce”, ma avevano appreso in qualche modo il significato dell’Infinito contemplando i cieli, guardandolo come il regno della Luce, perché udiamo Davide esclamare:
“Dove me ne andrò dinanzi al Tuo Spirito? E dove me ne fuggirò dal Tuo cospetto? Se io salgo in cielo, Tu vi sei, e se mi metto a giacere nei luoghi sotterranei, eccoviTi. Se prendo le ali dell’alba, e vado a dimorare nell’estremità del mare, anche qui mi condurrà
Per agevolare il nostro cammino nella Luce ci fu dedicata la successiva fase dell’opera di Dio, culminante nella nascita del Cristo, il Quale come presenza corporea del Padre, incarnava in Sé quella Luce, perché “
Ciò deve continuare fino a che un sufficiente numero di uomini si sia evoluto e possa sopportare il peso di questa densa oscurità che chiamiamo Terra e che grava sull’umanità come pietra d’inciampo per una ulteriore crescita spirituale.
Siamo ora all’equinozio d’autunno, nel momento in cui il Sole, dopo averci approvvigionati per il futuro anno e conferitaci la possibilità di esprimere nella vita fisica lo sviluppo spirituale ora incipiente, abbandona l’emisfero boreale. La parte restante dell’anno che ci sta davanti è la parte santa. Dopo la festa dell’Immacolata Concezione,
Voi conoscete l’analogia che vi è fra l’uomo che entra nei suoi veicoli (dove vive e lavora durante il giorno, mentre quando dorme è uno Spirito libero dai vincoli del corpo denso), e lo Spirito Cristo, che dimora nella nostra Terra una parte dell’anno. Tutti sappiamo quale ostacolo o quale prigione sia questo corpo, come siamo limitati dalle malattie e dalle sofferenze, perché non esiste uno solo fra noi che sia sempre in perfetta salute, che non senta il pungolo del dolore, per lo meno nessuno tra coloro che si trovano sul sentiero dell’Io Superiore.
Analogamente, il Cristo Cosmico concentra
Senza questa effusione annuale di vita e di energia divina, tutte le cose viventi sulla nostra Terra perirebbero immediatamente, ed ogni progresso ordinato sarebbe frustrato per quanto riguarda le nostre attuali linee evolutive. È l’arrivo del raggio spirituale del Sole in autunno che causa il rafforzamento delle attività mentali e spirituali in inverno. La stessa forza germinativa che fa fermentare il seme nella terra e lo prepara per riprodurre la sua specie diffusamente, stimola pure la mente umana e promuove le attività altruistiche che migliorano il mondo.
Così le potenti vibrazioni spirituali dell’onda cristica vivificante che sono nell’atmosfera ci daranno maggiore vantaggio se le conosciamo, e se raddoppiamo opportunamente gli sforzi, di quanto avverrebbe se non ne fossimo consapevoli. Il Cristo sta ancora lavorando e portando il peso, attendendo il giorno della liberazione per la nostra manifestazione come Figli di Dio; e noi veramente avviciniamo la venuta di questo giorno quando alimentiamo i nostri corpi sottili, simbolizzati dal pane e dal vino mistici.
Care sorelle e cari fratelli,
ogni volta che ci diamo in servizio agli altri aggiungiamo lustro al nostro corpo-anima costituito dagli eteri superiori; è l’etere del Cristo che fluttua ora su questo nostro globo. Ricordiamo, perciò, che se desideriamo affrettare il giorno della Sua Liberazione dobbiamo sviluppare in numero sufficiente i nostri corpi-anima, fino al punto di renderli capaci di sostenere
Che ciascuno di noi possa trovare vantaggio dalle vibrazioni spirituali delle quali saremo pervasi durante i futuri mesi, affinché il prossimo equinozio d’autunno ci trovi più vicini al Giorno della Liberazione.
Rimaniamo ora in silenzio e concentriamoci per qualche minuto su:
L’AMORE DIVINO e IL SERVIZIO
(Concentrazione di circa 7 minuti).
· Il periodo di concentrazione viene interrotto dalla musica dell’INNO DI CHIUSURA
· Si copre l’emblema e l’officiante pronuncia la seguente ammonizione finale:
Ed ora, care sorelle e cari fratelli, nel salutarci per ritornare al mondo materiale, facciamo il fermo proposito di esprimere nella nostra vita quotidiana gli elevati ideali spirituali testè ricevuti, affinché giorno per giorno si diventi sempre più degni servitori come canali coscienti nell’opera benefica dei nostri Fratelli Maggiori, al servizio dell’umanità.